iPhone 7 e iPhone 7 Plus sul mercato da oggi. Già esauriti con le prevendite prima del lancio.
In tanti in fila davanti agli Apple Store di tutto il mondo, e alcuni non cedono il posto neanche per 2500 dollari.
Sul web circolano storie incredibili tra cui quella di un uomo in fila dal 25 agosto, accampato con tanto di tende davanti all’Apple Store di New York, o quella di un ragazzo che si è offerto di sostituire gente in fila rispondendo ad un annuncio di lavoro su un sito internet, e ancora quella di una società neozelandese che offre ai primi cento clienti un robot che fa la fila al posto loro.
“Apprezziamo la pazienza dei nostri consumatori mentre cerchiamo di fare arrivare il prima possibile il nuovo iPhone nelle mani di chiunque ne voglia uno”, ha detto un portavoce di Apple. (tratto da un post di Marianna Santoni)
L’uomo, osserva Fromm (in “Avere o Essere”), e’ come un recipiente che mentre lo si riempie, ingrandisce, cosi’ che non sara’ mai pieno.
Fromm voleva dire l’Ego. L’Ego e’ come un recipiente che mentre lo si riempie, ingrandisce, cosi’ che non sara’ mai pieno.
L’essere umano ha potenzialità incredibili, straordinarie.
A patto che scenda davvero dentro sé stesso e si veda per ciò che è veramente, rendendosi conto che l’Ego, la spinta ad avere sempre di più, è come un soffione in mezzo alla tempesta. Alla fine, non resterà nulla.
E questo è la nostra società: il nulla.
Mi domando quale bisogno compensativo può spingere un essere umano a fare giorni di coda per comprare un telefono?
Quale sofferenza, quale mancanza di riconoscimento, quale narcisistico bisogno di mostrare il possesso è presente sotto questo modello compulsivo?
Ma ciò che mi spaventa maggiormente è l’identificazione, lo Status Symbol: IO SONO perché ho questo oggetto del desiderio.
Apple & Co. sanno bene come fare leva su questi bisogni indotti che gratificano l’Ego e apparentemente riducono la sofferenza.
Nella società dell’immagine, “bisogna” (è imperativo) avere cellulari con fotocamere da 12 MegaPixel, per postare su Facebook le foto degli apericena e del tramonto perché gli altri ci guardino.
Siamo talmente compressi dentro a vite di poco valore, che l’ultima salvezza è far si che gli altri ci vedano.
Attraverso i social e le foto, noi testimoniamo la nostra esistenza, diciamo a noi stessi che siamo vivi.
La specularità di questi memi, attraverso i commenti degli altri, mostra la nostra vera natura, i nostri banali interessi.
E allo stesso tempo ci rincuora dal baratro della solitudine di non poter davvero esprimere la nostra natura essenziale: lo spirito.
Ormai privo di vita, impolverato e stanco, esso giace al fondo dell’armadio, come un vestito dismesso.
Noi stiamo morendo dentro, ma non ci facciamo domande. Siamo troppo impegnati a scattare per i social.
Rincorriamo fantasmi, barlumi di essere, e come l’uomo nella caverna platonica si spaventa di un’ombra sul muro, noi inseguiamo l’ultimo bisogno indotto, nella cieca speranza che possa farci comparire bellissimi nello specchio delle brame.
L’essere, le qualità dell’Anima non possono davvero svilupparsi quando l’attenzione è rivolta agli oggetti dei sensi, è chiaro.
Lo sguardo dentro, quando si apre, getta via tutta questa inutile brodaglia di niente e infiamma lo spirito.
Ma a chi interessa questo, quando si ha un iphone 7?
La multinazionale dei telefoni lo sa e vi conquista con una semplice frase che fa leva proprio lì, sull’immenso punto cieco dell’essere visti:
Iphone 7: Attira gli sguardi. Resiste agli spruzzi.
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