Seleziona una pagina
QUESTO STUPRO NEL METAVERSO mi accende un sacco di lucine.
In caso non lo sappiate, una ragazzina di 16 anni, è stata violentata nel metaverso.
Se ne stava beatamente svaccata in casa sua, sul divano, indossava il visore ottico e, nella realtà virtuale, è stata braccata, denudata e violentata dal classico branco, però virtuale.
Un gruppo di avatar maschili, recita l’articolo.
Dopo il Coxxid, non ci sono più gli stupratori di una volta.
Questa cosa mi attiva un sacco di riflessioni, perché?
Perché stai indossando un visore! Se lo togli, la violenza non esiste.
E come guardare un film dell’orrore e chiudere gli occhi dallo spavento. Lo sai che è un film, che non è reale.
Se invece non riesci a distogliere l’attenzione dalla realtà virtuale, che non a caso, è immersiva, per tornare alla realtà vera, abbiamo un serio problema.
La prima domanda che i media si sono posti, è la seguente: “può una violenza virtuale avere la stessa valenza di una violenza reale?”
Certo, ma se accade significa che hai perso ogni connessione con la realtà. Con il vero. Con il reale.
E da diversi anni ormai, a questa domanda, il film Matrix ha dato una risposta in cui sono caduti milioni di inconsapevoli che hanno smesso di vedere la realtà e hanno iniziato a vedere il codice, la Matrix nascosta. Uuuuuhhhh!!! La Matrix. Il sistema ci governa, dobbiamo liberarci.
Matrix è una bugia, un inganno per i sensi; non è reale, ma lo percepiamo come tale, dice Morpheus.
Boccaloni ne abbiamo?
Se io prendo una pala e ti do una badilata sui denti, è difficile che tu riesca a fare come Neo, schivando la badilata, più probabilmente, ti rompo tutti i denti. Tu mi citi in giudizio per lesioni, io assumo un avvocato con gli agganci politici, ci facciamo la guerra per vent’anni, io patteggio, etc.
Ci siamo dimenticati della carne … anche gli stupratori. Ma è solo nella carne che prende forma lo spirito.
Abbiamo voltato le spalle alla consapevolezza del qui e dell’ora per rivolgere la nostra pigra attenzione, rotta da continui stimoli brevi (i reel di Instagram, i balletti di Tik Tok), verso una fuga nell’irreale, alla ricerca di una grazia, di una felicità, che non troveremo. È certo.
Ma se quello stupro lo percepisci come reale, quella è diventata la tua realtà.
Cosa infatti estremamente interessante, è che la ragazzina ha subito una vera e propria violenza, nel suo percepito.
Questo vuol dire che la mente della ragazzina ha creato una realtà, virtuale per noi, ma reale per lei, e in questa realtà immaginaria che lei percepisce reale, ha subito la violenza.
Voi capite la potenza della mente?
E cosa si potrebbe davvero fare se questa mente fosse educata a rispondere correttamente agli stimoli, anziché restare ai limiti della sopravvivenza, o ai giochi di potere del branco?
Il reale, ne parlo sempre, per la scienza non esiste. L’atomo è sostanzialmente vuoto, poiché oltre il 99,99% del volume non è occupato da alcuna particella e tra il nucleo e gli elettroni c’è semplicemente un volume infinitamente grande e vuoto.
Stiamo materializzando quel vuoto nelle nostre vite. Non sappiamo come riempirlo e così stupriamo le ragazzine con un visore ottico. Stasera ti do tutto il mio visore.
Pensate al grado di dissociazione di uno stupratore che anziché pucciare il biscotto, si mette un visore ottico ed entra nel Metaverso, per giocare lì i suoi giochi di potere, indiscusso signore del nulla cosmico.
Le dissociazioni, se stiamo a Wilber, sono di 4 livelli.
Primaria, universale: la mente dall’universo, quindi dall’infinito e dall’eterno. La mente crede di essere separata dall’universo.
Secondaria, esistenziale: il corpo dall’ambiente. Il corpo crede di essere separato dall’ambiente.
Terziaria, egoica: l’ego dal corpo. L’ego crede di essere separato dal corpo.
Quaternaria, ombra: la persona dall’ombra. La persona crede di essere separata dall’ombra.
Tutte queste dissociazioni sono Maya, sono il risultato della separazione generata dalla nascita, un cammino inevitabile per l’essere umano, per tornare a percepire la propria natura cristica o di buddità, come volete.
Questo cammino è già arduo di per sé, se io mi nutro con “veleni” passatemi il termine buddista, che amplificano ancor di più le credenze limitanti, il cammino è a ritroso: mi dissocio e mi identifico più in basso.
Mi dissocio dall’universo, mi identifico nella mente.
Mi dissocio dalla mente e mi identifico nel corpo.
Mi dissocio dal corpo, mi identifico nell’ego.
Mi dissocio dall’ego, mi identifico nell’ombra.
Quando questo accade, divento “cattivo”, per usare una parola che tutti possiamo capire.
Lo stupratore metaversale, se così possiamo chiamarlo, ha un grado di dissociazione profondo, per come lo posso vedere io.
È un’ombra.
E questo significa che di lui, alla morte, non resterà nulla.
Quei brandelli di mente che avrà vissuto in questa vita da stupratore, si spargeranno nel bardo e forse si reincarnerà in uno scarafaggio, in un’ameba, chissà. Non sapendo, non giudico, ma idealmente avete capito.
Ora, il problema è che la maggior parte dell’umanità è un’ombra.
La signora di cui ho postato il video ieri delle distanze sociali, è un’ombra. Non tornerà più indietro da queste sue paure, riflesso di una dissociazione quaternaria, tra ego e ombra.
È un’ombra e ha paura delle ombre.
Questo non significa che non dobbiamo avere paura.
Tutti abbiamo paura.
Il coraggio non è non avere paura.
Il coraggio, come dice Platone, è togliere il visore.